Accordatura e intonazione del pianoforte

Caro lettore, in questo articolo cercherò di spiegare la differenza tra accordatura e intonazione, aspetti del nostro strumento che vengono spesso impropriamente confusi.

Per comprendere la distinzione fra accordatura e intonazione del pianoforte è necessaria una digressione sul perché per strumenti ad arco, legni e ottoni è frequente intendere intonazione e accordatura come sinonimi, in riferimento al “colore” del suono e agli scostamenti dalla frequenza di riferimento di una nota (ad esempio, il La=440Hz).

 

Effettivamente, per tali famiglie di strumenti la correlazione tra intonazione e accordatura è tanto forte da implicarne l’identità. Le motivazioni sono di carattere fisico e acustico:

  • la ridotta estensione della tastiera (di gran lunga inferiore alle più di 7 ottave del pianoforte), implica l’assenza di accordi/intervalli ampi, quindi si annulla il problema del temperamento (ovvero la tipologia di accordatura, intesa come rapporti di frequenze, indipendentemente dall'intonazione);
  • il numero limitato di suoni eseguibili simultaneamente minimizza (nel caso degli archi), o annulla del tutto (nel caso dei fiati) il problema dei battimenti, relativo all'accordatura, che richiederebbe altrimenti uno specifico lavoro di regolazione delle altezze delle note;
  • necessità di produrre volta per volta le altezze corrette dei suoni (nel caso degli archi, individuazione della posizione e della pressione corretta delle corde sulla tastiera, per ciascuna nota), mantenerle a diverse intensità sonore e attribuirgli un determinato timbro;
  • influenza di numerosi parametri “fisici” e tecnici sul risultato sonoro finale (condizioni igro-termiche dell’ambiente, qualità dei componenti accessori quali ance, imboccature, archetti, crini ecc…).

L’effetto combinato di tali aspetti determina un processo unico in cui accordatura e intonazione si confondono nella “ricerca” dell’altezza di una nota, della sua intensità e del suo timbro, ovvero “colore” del suono.

 

Per il pianoforte il discorso è totalmente diverso: l’altezza delle note è fissata dall'accordatura, così come il timbro è definito dall'intonazione (quest’ultimo, tuttavia, potrebbe essere variabile – leggi l’articolo "l’influenza del tocco sul suono del pianoforte"). Entrambi gli aspetti non sono modificabili dal pianista esecutore.

 

Il pianoforte attualmente è lo strumento musicale con maggiore estensione di note, con frequenze (ovvero "altezze" delle note) dai 27Hz a 4100Hz circa. Il carico complessivo delle più di 200 corde del pianoforte moderno (perchè ci sono così tante corde? Agli 88 tasti corrispondono altrettanti martelletti, ma ciascun martelletto può percuotere 1, 2 o 3 corde in base alla zona della tastiera, per motivi costruttivi) è di circa 16500Kg: sono sufficienti questi dati per dedurre che la struttura fisico-acustica del pianoforte, di gran lunga diversa da quella delle altre famiglie di strumenti, porti a distinguere nettamente il processo di accordatura da quello di intonazione.

 

L’accordatura, infatti, riferita alla regolazione della tensione delle corde tramite apposite viti definite “caviglie”, richiede un approfondito e lungo lavoro di definizione degli intervalli e degli unisoni dei cori: è una ricerca dell’equilibrio fra le frequenze delle 88 note.

 

L’intonazione del pianoforte consiste invece nella ricerca dell’impatto ottimale di ciascun martelletto con le corrispondenti corde, in relazione al timbro che si desidera ottenere. Il processo consiste nel variare l’elasticità e la forma del feltro dei martelletti, definire la modalità di impatto fra martelletto e corde ed effettuare specifiche regolazioni della meccanica (che contribuiscono al risultato timbrico).

 

Altri aspetti che contribuiscono alla distinzione fra accordatura e intonazione del pianoforte sono:

  • l’estensione della tastiera risulta “ampia” per l’orecchio umano, che non percepisce le frequenze esatte delle note più gravi e di quelle più acute, e reagisce in modo diverso alle diverse intensità sonore (ovvero alla pressione dell’onda acustica – vedi audiogrammi di Fletcher-Munson). Per questi motivi, contrariamente agli strumenti con “ridotta” estensione della tastiera, il pianoforte necessita della apposita accordatura di cui si è parlato sopra, affinché l’orecchio umano percepisca intervalli (dunque non solo singoli suoni) gradevoli;
  • l’esecutore ha a disposizione la sola tastiera del pianoforte per suonare: tramite i tasti, aziona un meccanismo di leve che porta il martelletto a suonare, senza possibilità di modificarne le misure e regolazioni. Può solo variare velocità e forza dell’azione meccanica, ma non può agire né sulla tensione delle corde, né sui martelletti.

Siamo dunque giunti alla conclusione che per il pianoforte esiste una netta differenza fra il processo di regolazione delle altezze dei suoni, definito accordatura, e quello di definizione del timbro, denominato intonazione. Questo spiega perché talvolta è possibile ascoltare un pianoforte con un suono poco piacevole, nonostante sia perfettamente accordato, o viceversa che lo strumento possa avere un bel suono pur essendo “scordato”.

 

 

Franz

 

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